La “furia italiana” di Leonor Fini alla Galleria Tommaso Calabro di Milano
Max Ernst la definì come “furia italiana”, come una donna di “scandalosa eleganza, capriccio e passione”: l’artista italo-argentina Leonor Fini fu davvero una femme fatale dal fascino innegabile e dal temperamento turbolento, nonché un’artista di difficile classificazione per l’unicità della sua visione e l’indipendenza dalle principali correnti artistiche del Novecento. Con l’intento di renderle omaggio, la Galleria Tommaso Calabro presenta “Leonor Fini. Italian Fury”, una mostra dedicata all’artista italo-argentina Leonor Fini (1907-1996), a cura di Francesco Vezzoli (1971) con un allestimento di Filippo Bisagni.
Nata nel 1907 a Buenos Aires, pochi anni più tardi Leonor Fini fu portata a Trieste dalla madre, Malvina Braun, che la sottrasse al marito a seguito della loro separazione. Fini crebbe all’interno di un ambiente alto-borghese di ampia cultura, circondata da intellettuali e scrittori quali Roberto Bazlen, James Joyce, Umberto Saba e Italo Svevo. Maturata la consapevolezza di essere un’artista, Fini si trasferì inizialmente a Milano, dove studiò con Achille Funi e frequentò gli artisti del gruppo “Novecento Italiano,” per poi approdare a Parigi, la sua città di adozione. Lì conobbe i Surrealisti, ebbe la sua prima mostra personale alla Galerie Bonjean – allora diretta da Christian Dior – disegnò il celebre profumo “Shocking” di Elsa Schiapparelli e, soprattutto, trovò terreno fertile per far evolvere la propria pittura. Una pittura a tratti vicina al Surrealismo, ma dalla visione personalissima, in cui creature ambigue, sfingi, giovani donne fatali e i suoi tanto amati gatti sfidarono le convenzioni e gli archetipi tradizionali legati all’essere donna e all’essere una donna-artista, a cavallo tra automatismo, simbolismo e visione.
La mostra “Leonor Fini. Italian Fury” presenta una selezione di sue tele e carte da leggere alla luce di alcune di queste relazioni, che furono linfa vitale della sua esistenza e della sua produzione, in dialogo con opere di alcuni personaggi cardine della sua vita: l’amato Stanislao Lepri (1905-1980), aristocratico romano e pittore vicino al Surrealismo che Fini conobbe a Montecarlo quando lui era Console; Giorgio de Chirico (1888-1978), che Fini conobbe a Milano, quando era solita “accompagnarlo a comprarsi le scarpe” e con cui espose nella leggendaria mostra “Fantastic Art Dada Surrealism” al MoMa di New York; Fabrizio Clerici (1913-1993), amico a partire dal periodo romano, quando trascorrevano le giornate in compagnia di personalità quali Alberto Moravia, Elsa Morante e Anna Magnani; l’amica Dorothea Tanning (1910-2012), artista surrealista e una delle mogli di Max Ernst (1891-1976), con cui Fini ebbe una breve liaison appena arrivata a Parigi. Fu proprio Ernst a introdurla ai Surrealisti che si ritrovavano al Café de la Place Blanche all’inizio degli anni Trenta, artisti di cui Fini organizzò una mostra presso la galleria parigina di Leo Castelli nel 1939.
L’allestimento della mostra, concepito da Filippo Bisagni, prenderà ispirazione dal dipinto di Stanislao Lepri La Chambre de Leonor (1967), esposto all’inizio del percorso espositivo. Segmenti del dipinto, come il pavimento a piastrelle ed elementi d’arredo, si materializzeranno in ciascuna stanza, guidando il visitatore alla scoperta dell’universo finiano.
LEONOR FINI. ITALIAN FURY
A cura di Francesco Vezzoli
Opere di Leonor Fini, Fabrizio Clerici, Giorgio de Chirico,
Max Ernst, Dorothea Tanning, Francesco Vezzoli
Galleria Tommaso Calabro
2 aprile – 25 giugno 2022
martedì – sabato / ore 11:00 – 19:00
lunedì / su appuntamento
Piazza San Sepolcro 2, Milano
www.tommasocalabro.com